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Visualizzazione dei post con l'etichetta mafia

Il DDL Sul voto di scambio è legge

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L'Aula del Senato ha dato il via libera definitivo al ddl sul voto di scambio politico-mafioso con 191 voti favorevoli, 32 contrari e 18 astensioni. Il provvedimento sarà legge dello Stato con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.  Cosa prevede:  Il disegno di legge riguarda un punto cruciale e delicato quale l'opera di contrasto delle forme di rapporto tra settori della politica e poteri criminali.  Ecco le novità introdotte dalla nuova legge:  1. Accentua la distinzione tra il delitto di scambio elettorale politico mafioso e la fattispecie di associazione mafiosa di cui all'art. 416-bis, attraverso una differenziazione dell'entità della pena: quella per scambio elettorale politico-mafioso prevede la reclusione da 4 a 10 anni;  2. Punisce chi promette di procurare voti e chi accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-bis in cambio dell’erogazione di denaro;  3. Oltre all’erogazione di denaro punisce

La banca dell'ndrangheta in Brianza

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La sede operativa. Un piccolo appartamento a Seveso Benché quasi nessuno ne parli, e quasi a nessuno interessi, la mafia in Brianza esiste ed è forte. Tanto da avere costruito una vera e propria banca dell'ndrangheta a Seveso, nella quale venivano riciclati i proventi dell'usura e delle estorsioni, con la collaborazione di molti imprenditori brianzoli e degli impiegati bancari e postali. Una realtà ben strutturata, coperta da una forte rete di omertà, visto che nessuno dei commercianti ed imprenditori vittime dell'usura esercitata dalla banca ha mai presentato denuncia. Non possiamo voltarci dall'altra parte facendo finta di nulla, la mafia esiste e come una piovra si diffonde nell'indifferenza generale. 

Quale strategia contro le mafie?

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Una delle prime critiche poste a Matteo Renzi, già dal giorno del suo discorso alle camere è stata la mancanza di un'attenzione sostanziale al tema della mafia, che in Italia condiziona l'economia, genera una rete di inefficienze e di favoritismi che alterano un mercato. Secondo le ultime stime il fatturato delle mafie in Italia si aggira intorno ai 170 miliardi annui, pari a quasi il 10% del PIL, e che dovrebbe essere aggredito dallo Stato per un ritorno economico importante.  Tra i primi a porre la questione è stato Roberto Saviano, attraverso un articolo apparso su Repubblica qualche giorno fa.  La questione non è rimasta inascoltata e Matteo Renzi ha scritto un successivo articolo di risposta allo scrittore campano, sottolineando la piena consapevolezza del problema anche sulle responsabilità delle politica e delle amministrazioni. Per questo ha promesso un serio impegno attraverso la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia, e sottolineando anche ch

Allarme attentato per il magistrato Nino Di Matteo

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La stagione delle stragi di Cosa Nostra si chiuse, molto probabilmente, con una trattativa che vide coinvolto lo Stato e la Mafia. Lo dicono da tempo molti inquirenti, del pool di magistrati del Tribunale di Palermo. Tra questi il sostituto procuratore Nino Di Matteo è sempre stato tra i più esposti, in questo senso. La situazione a suo carico si è fatta particolarmente allarmante dall'inizio di luglio, quando un confidente avrebbe svelato alla squadra mobile di Palermo un probabile attentato a suo carico .  Il confidente ha parlato di una riunione fra capimafia di città e alcuni "paesani", in cui qualcuno avrebbe addirittura sollecitato l'esecuzione dell'attentato. In quell'incontro, ha aggiunto il confidente, "si è anche detto che l'esplosivo è già arrivato". Un confidente attendibile, tanto da far salire il livello di allerta a carico del magistrato al primo livello di rischio. In Italia, sono solo una ventina le personalità che

Sì alla riforma del voto di scambio. Un'impegno concreto contro la mafia

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  270.000 cittadini hanno chiesto a gran voce la riforma del 416 ter e i l testo definitivo è stato appena adottato all’unanimità dalla Commissione Giustizia della Camera . Dal 15 luglio si vota in Aula. Nata da una mobilitazione popolare, portata avanti in parlamento dall'intergruppo dei Braccialetti bianchi , i parlamentari di tutti i partiti che da subito hanno sposato la causa, nel testo che sarà sottoposto alla discussione e votazione della Camera recita: Chiunque accetta consapevolmente il procacciamento di voti con le modalità previste dal terzo comma dell art 416 bis in cambio dell’erogazione di denaro o di altra utilita è punito con la reclusione da 4 a 10 anni.La stessa pena si applica a Chi procaccia voti con le modalità indicate al comma precedente. Un segnale importante, che dimostra una volta tanto, la volontà politica di intervenire su questa norma cruciale per la lotta alla corruzione in Italia, rispondendo all’istanza della società civile. 

Maria Carmela Lanzetta lascia il suo incarico di Sindaco. Una sconfitta della politica

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La politica ha bisogno di amministratori coraggiosi, amministratori capaci di dire no, in special modo rispetto alla mafia, alla corruzione, al voto di scambio. Di fatto questa è l'unico modo per evitare che l'Italia si trovi a sprofondare. Per questo, la notizia riportata dalla Repubblica oggi, costituisce una sconfitta per tutti. Se Maria Carmela Lanzetta, di cui spesso vi abbiamo parlato , il sindaco di Monasterace decide di lasciare il suo incarico di sindaco, un pizzico di speranza di cambiamento viene meno.  E le sue parole, molto forti, devono essere un monito per tutti.   Cosa l'ha delusa di più? "La politica innanzi tutto. Quando spararono alla mia macchina - l'anno prima mi avevano bruciato la farmacia - la politica ha fatto a gara per starmi vicino. È stata una cosa bella, ma io non chiedevo solo solidarietà, chiedevo che qualcuno si occupasse dei problemi dei piccoli comuni di frontiera. Non parlo solo di Monasterace, parlo di tutti. Ch

La storia di Carolina Girasole, sindaco antimafia

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Mentre a Brugherio sorridiamo per i risultati del primo turno, e viviamo con speranza i giorni che ci separano dal ballottaggio, vogliamo gettare uno sguardo alle periferie del voto, per raccontare una storia. La storia di Carolina Girasole, sindaco anti 'ndrangheta del comune di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, uscita sconfitta dalle elezioni comunali appena trascorse . Il lavoro di questi anni, fortemente incentrato sulla legalità, che aveva condotto alla confisca di numerose attività legate a traffici malavitosi, non è stato premiato, nè tanto meno accettato dai suoi concittadini. Che anzi, oggi, festeggiavano nei bar, come viene sapientemente descritto dall'articolo dal quale traiamo spunto, di Niccolò Zancan, sulla Stampa: Nei bar non ti danno tregua. Offrono cornetti e brindano: «Ce ne siamo liberati! Evviva! Quella si credeva la paladina della giustizia, ma ha detto soltanto falsità. Qui si sta benissimo, altroché mafiosi. Dovete scriverlo: da cinqu

Trentatre anni fa moriva Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia

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Era il 6 gennaio 1980 , a Palermo la mafia uccideva con diversi colpi di pistola Piersanti Mattarella, presidente della Regione e “reo” di voler controllare conti e intrallazzi su cui si reggeva il sistema regionale. Quel giorno, una domenica come quella di ieri, Mattarella era appena salito a bordo della sua auto, insieme al figlio, per recarsi a Messa. A 33 anni di distanza il "martirio laico" di Piersanti Mattarella "resta una testimonianza ancora viva di cosa vuol dire lotta ai poteri criminali e impegno per la giustizia e il bene comune". Lo ha sottolineato ieri  Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e presidente dell'Assemblea nazionale del Pd, ricordando che "il 6 gennaio del 1980 Piersanti Mattarella veniva brutalmente assassinato a Palermo mentre si recava a messa con la famiglia". "Pagava con la vita - ha aggiunto - la sua battaglia contro l'illegalità e gli interessi mafiosi, per la rinascita del Mezzogiorno  e il ri

Donne contro la mafia

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Il 24 novembre ricorre il terzo anniversario dell'atroce omicidio di Lea Garofalo, "donna di mafia" colpevole di essere diventata collaboratrice di giustizia, il cui corpo è stato fatto scomparire sciogliendolo nell'acido proprio a Monza, nel quartiere San Fruttuoso. Il 30 marzo di quest'anno la Corte d'Assise di Milano ha condannato al carcere a vita l'ex compagno della donna e gli altri 5 imputati. Leggiamo dal Corriere della Sera L'ergastolo con l'isolamento diurno di un anno, è stata inflitta a Giuseppe Cosco, Rosario Curcio e Massimo Sabotino . Per la figlia di Lea Garofalo, Denise, che si è costituita parte civile contro il padre, Carlo Cosco, è stato disposto un risarcimento di 200.000 euro. I giudici della Corte d'Assise di Milano si sono riuniti in camera di consiglio per emettere la sentenza del processo per il sequestro e l'omicidio della testimone di giustizia che venne uccisa e sciolta nell'acido il 24 novembre

Pio La Torre, 30 anni dopo

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"Ogni passo avanti che faremo nella lotta alla mafia potrà compiersi perché tanta strada è stata fatta dall’impegno di uomini come Pio La Torre . Trent’anni ci separano dall’uccisione sua e di Rosario Di Salvo. Il tempo affievolisce la memoria, ma è importante ricordare la storia di Pio La Torre”. Così Pier Luigi Bersani ricorda Pio La Torre, a trent’anni dalla sua uccisione.  “Figlio di contadini, partecipò fin da giovanissimo alle lotte dei braccianti e all’occupazione delle terre. Divenne segretario della Camera del lavoro di Corleone dopo Placido Rizzotto. Dirigente nazionale del Pci, La Torre comprese per primo che combattere la mafia era una problema nazionale, per questo da parlamentare promosse una legge che introduceva il reato di associazione mafiosa e prevedeva la confisca dei patrimoni illeciti. La legge fu approvata quattro mesi dopo la sua morte e non ci sarebbe stata senza il suo coraggio”.  “Purtroppo – prosegue Bersani – il tempo che ci separa dall’u

Quattro uomini soli

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Pio La Torre, 30 aprile 1982 Carlo Alberto Dalla Chiesa, 3 settembre 1982 Giovanni Falcone, 23 maggio 1992 Paolo Borsellino, 19 luglio 1992 Quattro uomini soli, uccisi dalla mafia. Trent'anni dopo, non sappiamo ancora chi ha voluto morti Pio La Torre e Carlo Alberto dalla Chiesa. Vent'anni dopo, non sappiamo ancora chi ha voluto morti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sappiamo solo che erano quattro italiani che facevano paura al potere . Si conclude così un articolo molto bello, scritto da Attilio Bolzoni e pubblicato da Repubblica il giorno di Pasqua. Un articolo che racconta la storia di questi quattro servitori dello Stato che, semplicemente con il loro impegno quotidiano , hanno cercato di far affermare la cultura della legalità, contro la mafia e contro un sistema di potere che impedisce lo sviluppo dell'Italia. Se vi siete persi l'articolo, potete leggerlo qui .

A Genova in 100.000 con Libera per il NO alla mafia

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Si è conclusa con un lungo discorso di don Luigi Ciotti la manifestazione al Porto Antico di Genova, evento centrale della diciassettesima Giornata della Memoria e dell’Impegno promossa da Libera . Il corteo è arrivato a fine mattinata al Porto Antico di Genova, dove sono stati letti, accompagnati dalle note del “Basso ostinato” di Pachelbel, i nomi delle 900 vittime della mafia. Questo lo spot di Libera Questo invece il saluto di Genova alla manifestazione Qui lo speciale del Secolo XIX , qui lo speciale di Libera . E qui, per finire, una sintesi di quello che è successo oggi a Genova.

Cave e cemento, le mani della ‘ndrangheta su Desio

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Percorrendo la Strada Statale del Lago di Como e dello Spluga , forse meglio conosciuta come SS36, e uscendo in direzione Desio, mentre si scende dalla rampa per proseguire verso il centro città, non si può non notare una distesa di sabbia. Sono circa 30mila metri quadrati, di sabbia . Almeno così sembra osservando dalla superficie. La distesa di sabbia che si vede è invece il tappo di quella che a Desio è meglio conosciuta come la “cava della ’ndrangheta. È qui, appena fuori la rampa della Strada Statale del Lago di Como, che una organizzazione criminale per mesi, dopo aver acquistato l’area da 30mila metri quadri, iniziò a utilizzarla come discarica abusiva . Sotto quel tappo di sabbia sarebbero finiti circa 160mila metri cubi di rifiuti di vario genere, anche pericolosi. La terza puntata del viaggio de Linkiesta nelle mafie in Lombardia parla di Brianza . L'approfondimento si trova qui .

Appalti e usura: non c'è crisi per la mafia

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È un'azienda che cresce di anno in anno, che fa cento miliardi di utile e non conosce crisi, che non sa cosa siano le tasse e che prospera grazie alla violenza e all'illegalità. È "Mafia Spa", protagonista assoluta dell'economia italiana:  la grande holding del crimine e del malaffare fattura 140 miliardi l'anno. Un'enormità, se si tiene conto che le tre manovre con le quali l'Italia sta facendo i conti, valgono tutte assieme 75 miliardi di euro. Tanti soldi tutti sporchi: a denunciare le dimensioni del fenomeno è "Le mani della criminalità sulle imprese" , un rapporto (curato da Lino Busà e Bianca La Rocca) di Sos Impresa-Confesercenti , associazione voluta dai commercianti per resistere al pizzo, all'usura e al racket. Le cifre che emergono dallo studio tracciano il profilo di un business in crescita: mentre il resto dell'economia piange per la crisi di liquidità e le piccole imprese non riescono ad ottenere i finanziament

La mafia al nord esiste

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110 condanne fino a 16 anni  nel maxi-processo alle cosche in Lombardia. Questo il verdetto , pronunciato sabato dal Tribunale di Milano , dopo 32 ore di camera di consiglio. Al termine dell'udienza a porte chiuse, molti dei detenuti hanno urlato e applaudito ironicamente all'indirizzo della corte e degli stessi avvocati che li hanno difesi nel corso del processo. Ha scritto Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera :  " La sentenza riguardava due terzi dei 170 arrestati nel luglio 2010 dall'Antimafia milanese del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dei pm Alessandra Dolci e Paolo Storari nel blitz coordinato con il fermo di altre 130 persone da parte della Procura di Reggio Calabria di Giuseppe Pignatone: una operazione che, a detta allora dei gip Ghinetti e Gennari, «a dispetto dell'apparente "non visibilità" del fenomeno 'ndranghetista in terra lombarda» comprovava «che la Lombardia è già da tempo sede stanziale di gruppi organizzati a

Mafia, il portafoglio è al Nord

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Oggi il Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Pisanu , ha presentato la sua relazione di metà legislatura. Pisanu ha detto che le mafie in Italia «si sono globalizzate e sono entrate a far parte anche della cosiddetta "questione settentrionale"». Oltre alle quattro tradizionali regioni interessate (Sicilia, Puglia, Calabria e Campania), dove la mafia si mangia il 20% del prodotto interno lordo, la relazione ha messo in evidenza un progressivo spostamento delle pratiche e degli interessi mafiosi ben oltre i confini del Mezzogiorno , verso Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria e Piemonte. Quale allora la possibile via d'uscita? Non basta, secondo Pisanu, evocare «la teoria dei due tempi, cioè che la mafia possa essere debellata nel Mezzogiorno, prima con le forze di polizia e poi con la riforma economica, sociale e culturale. E' una mera illusione. Si deve invece procedere simultaneamente su entrambe le linee». Quale rischio altrime

Il weekend per la legalità

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Oggi e domani la Brianza , grazie al PD e anche ad autorevoli esponenti del mondo delle associazioni, delle imprese e della cultura che hanno raccolto il nostro invito, sarà un punto di riferimento per tutta la Lombardia sul rilancio delle misure più efficaci per promuovere la lotta alla mafia e un cambiamento in Lombardia a partire dalle amministrative della prossima primavera. Lo ha dichiarato Gigi Ponti , segretario provinciale del Pd Brianza, presentando i due appuntamenti regionali che si terranno a sabato a Desio e domenica a Monza. Due appuntamenti utili per la Brianza e la Lombardia , che dimostrano anche la forte volontà del PD brianzolo di far contare il nostro territorio. Useremo tutti gli strumenti di cui disponiamo per far conoscere ai cittadini le nostre proposte e le persone serie e per bene capaci di metterle in pratica nell’interesse di tutti. Questo l'appuntamento di oggi:

La Padania non esiste. La mafia sì

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Ministro Gelmini

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che facciamo, mandiamo gli ispettori o servono solo per questioni legate al crocifisso? "Parlare di mafia si può ma quando è una mafia lontana, una mafia degli altri. Perché se il boss è quello della porta accanto, è vietata anche solo la parola. Figurarsi poi se qualcuno fa nomi o addirittura cognomi. Ne sa qualcosa il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che a Castelvetrano ieri si è ritrovato solo - insieme a un pentito - a ricordare Paolo Borsellino. Vuoto il teatro comunale, disertato soprattutto dagli studenti "comandati" dai dirigenti scolastici a restare in classe "perché i ragazzi non hanno niente da imparare da certi personaggi". Così, nelle terre di Matteo Messina Denaro, è andata in scena una Sicilia antica che sembrava per sempre sepolta." L'ultimo commento di Ingroia: "Oggi, l'unico veramente contento sarà Matteo Messina Denaro". DoppiaM

La mafia nei cantieri di Milano

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Nonostante gli allarmi e i 158 arresti del 13 luglio scorso, i clan calabresi continuano a infiltrarsi negli appalti milanesi. I numeri dell'Ufficio antimafia della Prefettura di Milano sono la fotografia ufficiale di quanto sia ormai estesa la metastasi , e allo stesso tempo serrata l'azione di contrasto delle forze dell'ordine. Negli ultimi dodici mesi gli uomini della Direzione investigativa antimafia di Milano hanno effettuato 99 «accessi» nei cantieri (24 in città e 75 in provincia). Dopo le ispezioni, sono state estromesse 39 aziende, il 40 per cento delle imprese controllate.