Lettera aperta sul senso del nostro impegno

Ciò che risulta chiaro, nella situazione attuale, alla luce dei tanti movimenti di protesta che nascono, della rabbia montante, è che qualsiasi proposta politica di rappresentanza venga percepita come incapace di rispondere alle esigenze del momento. 
Il nostro stesso impegno politico, non viene percepito per ciò che davvero è.  

Per quanto possa essere generoso, autenticamente solidale e spinto da ideali di giustizia, chi oggi si propone in politica (come individuo o come gruppo) è destinato alla lontananza (se non al disprezzo) proprio da quelli che vorrebbe rappresentare, “i sommersi” del Paese. Del resto, i tentativi vecchi e nuovi di rappresentanza a sinistra sono tutti qui, con i loro dolorosi  fallimenti, a urlarcelo. 

Questioni che come partito di sinistra dovremmo porci prima di tutto nelle piccole realtà, come la nostra, nella quale l'impegno politico non può fermarsi alle riunioni, ai comitati formati in occasioni di elezioni, all'organizzazione delle primarie. Deve cercare nuovi metodi, nuovi percorsi per mettersi a disposizione della comunità.   

Ed è su questo che qui forse è utile aprire la discussione, raccogliere le idee, alimentare il confronto. Perché le case history virtuose nel mondo non mancano: dalle iniziative d’aiuto sociale “porta a porta” che sono state fondamentali nel creare e indirizzare i grandi movimenti della Primavera araba alle attività di organizzazione dei contadini senza terra in America Latina. Fino ai gruppi di scambio, di acquisto, di riuso, di coworking e di socializzazione dei beni che stanno nascendo in molteplici forme in tante aree del pianeta.
Solo “charity” o “cooperazione”? No, non scherziamo. Quello è il primo step. La base di partenza. Conta molto di più il processo che viene dopo, che pure dal primo non può e non deve essere staccato mai: la coscientizzazione, la crescita comune, la pedagogia così come la concepiva Paulo Freire, cioè «le persone che si educano insieme con la mediazione del  mondo».  
Cioè la politica, alla fine: quella vera. 

E' quello che chiedo ai nostri simpatizzanti, ai militanti di vecchia data e ai nuovi, al popolo di sinistra che domenica è venuto a votare per le primarie. Cerchiamo di trovare un modo, raccogliendo le idee sulle modalità da attuare quelle che sono le idee della sinistra, evitando di perderci in dibattiti ideologici che tanto ci appassionano, ma che risultano incomprensibili per i nostri interlocutori.
Incontriamoci. 

Mauro Caruso

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