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Buon Natale a tutti voi

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Quest'anno gli auguri di Buon Natale e felice Anno Nuovo non possono che essere affidati alla riflessione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L'anno che si avvia alla conclusione è stato carico di speranze e di difficoltà, ci ha posto di fronte a problemi nuovi e rilevanti per il nostro futuro, ci ha inferto sofferenze, quella del terremoto nel Centro Italia sopra ogni altra, ci ha fatto vedere quante energie positive, quante forme di solidarietà sono presenti nella nostra società. Ci ha dimostrato ancora una volta quanta vitalità vi è nei nostri territori, nella nostra cultura, nella nostra economia. Abbiamo festeggiato i settanta anni della Repubblica. Adesso dobbiamo prepararci a sfide nuove. Il nostro Paese - la nostra società nel suo insieme - è capace di superare i passaggi decisivi: talvolta fatichiamo a riconoscerne i pregi e ci fermiamo a sottolinearne soltanto lacune e pigrizie che, ovviamente, è bene indicare. Anche quest'anno, ad e

Di cosa avrebbero bisogno i circoli Pd

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L'ultimo post di quest'anno (prima dei consueti auguri) rappresenta i compiti per le vacanze, perchè per diffondere le nostre idee non bastano semplici slogan, ma serve una comunità che sia messa in condizione di lavorare al meglio Nella sua relazione all’Assemblea nazionale Matteo Renzi ha giustamente chiesto che i circoli del Pd “tornino a discutere e ad approfondire”. Da giovane segretario di un circolo di Prato, scrive  Matteo Vannacci  su l'Unità , vorrei approfittare di questo spazio per riportare la nostra esperienza. Dal 2014 abbiamo organizzato decine di eventi e occasioni di ascolto e coinvolgimento, in campagna elettorale come in periodi di relativa calma, trattando di tutto: dalla politica cittadina a quella internazionale, dall’economia alle riforme, passando attraverso i temi del quartiere. Abbiamo una newsletter con cui comunichiamo costantemente con i nostri contatti; una pagina Facebook con un migliaio di like, volantiniamo e incassettiamo per ogni

È tempo di rimettersi in cammino come comunità

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“ Si chiude il 2016 , che per certi versi è stato un anno straordinario per gli eventi internazionali: l’elezione di Trump, segnerà la storia dei prossimi anni, ha vinto la Brexit, poi abbiamo perso il referendum, ho perso, e anche questo ha segnato il dibattito europeo”. Così il segretario Matteo Renzi, sull'anno appena trascorso. “Non abbiamo perso, abbiamo straperso. Punto”, ha aggiunto Renzi riferendosi alla sconfitta al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. “Il fatto che si sia detto un no molto forte al referendum non impedisce la possibilità di fare le riforme in futuro. Sono passati 15 giorni, aspetteremo gli altri 5 mesi per vedere se chi ha promesso una riforma in 6 mesi la farà”. Proseguendo l’analisi del voto referendario: “Abbiamo perso nelle periferie. Non iniziamo con il disagio sociale perché sono trent’anni che questa classe politica fa gli stessi discorsi sulle periferie e ci si ricordi delle percentuali che venivano prese quando si prendeva la m

Essere coerenti con la nostra storia

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C ome fatto da Fabrizio Barca, anche Enrico Rossi presidente della Regione Toscana, chiede di dar vita a un organismo collegiale, che rappresenti al di là del loro peso tutte le aree del partito, le personalità e i territori. Dalla chiusura delle urne del 4 dicembre, nonostante la direzione nazionale permanente, siamo ancora privi di un dibattito serio e profondo sul significato del voto per la vita, la natura e il destino del nostro Partito e del nostro Paese. Non è una novità. Anche dopo la bruciante sconfitta delle amministrative in città come Roma, Torino e Napoli, accadde la stessa cosa e fummo travolti da una nuova campagna elettorale, quella referendaria. Eppure, a pochi giorni dal referendum, non erano mancate altre spie eloquenti, come quella di Monfalcone, area storica del nostro insediamento persa in modo eclatante. Ancora una volta, muti davanti a questa catena di sconfitte – referendum compreso – il lavacro di nuove elezioni sembra essere l’unica risposta possibile.

Aleppo non è Srebrenica

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Aleppo è il simbolo di un’epoca di riconfigurazione degli equilibri globali ci dice Lia Quartapelle.  Le immagini e le notizie che ci arrivano dalla città ormai espugnata sono disperanti e vividissime. L ’unica certezza è che non sarà possibile dimenticare Aleppo e che ci vergogneremo di quanto non stiamo facendo. Aleppo non è Srebrenica, e non è neanche il Rwanda del 1994. Le immagini e le notizie che ci arrivano dalla città ormai espugnata sono disperanti e vividissime. L’unica certezza è che non sarà possibile dimenticare Aleppo e che ci vergogneremo di quanto non stiamo facendo, proprio come accadde tra l’aprile e il luglio del 1994 di fronte al genocidio rwandese o al massacro di tutti i maschi musulmani della città bosniaca, sotto gli occhi delle truppe olandesi delle Nazioni Unite, avvenuto l’11 luglio 1995. Tuttavia, Aleppo non è Srebrenica. E non è Kigali. È cambiata, infatti, la natura della guerra, e i conflitti di questa nostra era di disordine globale rendono anco

Siamo di nuovo in cammino e la meta è sempre quella

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"Non sposteremo di una virgola il nostro impegno per fare dell’Italia un posto migliore" . Francesco Nicodemo ragiona sul futuro dell'Italia e del partito Democratico. Durante la settimana che si è appena conclusa ho ricevuto molti messaggi. Tante persone, più di quante potessi immaginare, hanno sentito il desiderio su messenger, WhatsApp e via mail di scrivermi. Ci penso, penso a tutto quello che è successo, istantanee di vita che scorrono veloci nella mia mente come un flashback continuo, poi ricordo questa frase: “ Sentinella, quanto resta della notte? La sentinella risponde: viene il mattino, e poi anche la notte! ” (Isaia, 21, 11). Rifletto, eppure non riesco ad essere triste. Già, perché sono grato per quello che ho vissuto, per i posti che ho visitato, per le persone che ho conosciuto e per tutte le esperienze che ho maturato. Le conservo gelosamente e mi accompagneranno per molto tempo. Ovviamente mi dispiace per l’Italia perché sono ancora convinto che la r

Gentiloni al Senato: “urgente dare al Paese un sistema di voto”

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“La fiducia che chiedo è basata sull’articolo 94 della Costituzione, ma è anche una fiducia particolare. Chiedo la vostra fiducia e esprimo la mia fiducia nei confronti del Senato e le sue prerogative”. Lo ha detto il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, intervenendo al Senato in replica alla discussione generale sulla fiducia al governo. “La scelta di Renzi di dimettersi è stata di coerenza e merita il rispetto di chi ha a cuore la serietà e la dignità della politica” , ha sottolineato Gentiloni, precisando: “Non siamo innamorati della continuità, volevamo una convergenza più larga, ma c’è stata una indisponibilità da parte di alcune forze politiche”, ha aggiunto. “Sottrarsi sarebbe stato più facile”, dice il premier, ma “sarebbe stato pericoloso per il Paese. Questo governo si fa carico di questa situazione”. A proposito della legge elettorale, il governo “non sarà attore protagonista”, ma “avrà il compito di facilitare la ricerca di una soluzione e anche di sollecitar

Priorità del Governo: l’emergenza terremoto, avanti ‘Casa Italia’ Gentiloni chiede la fiducia alla Camera

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“Chi come me è sempre stato animato da passione politica non si ritrova nella degenerazione di questa passione. La politica, il Parlamento, sono il luogo del confronto dialettico, non dell’odio o della post verità. Chi rappresenta i cittadini deve diffondere sicurezza, non paure. Su questo è impegnato il Governo e anche su questo chiede alla Camera la sua fiducia”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio,  Paolo Gentiloni , illustrando all’Assemblea della Camera le linee programmatiche dell’Esecutivo in occasione della richiesta della fiducia, accordata nel pomeriggio dalla Camera con  368 voti a favore e 105 contrari .   P riorità  del nuovo Governo sarà l’emergenza terremoto.  “Spetta a me indicare le priorità del governo – ha ribadito –  e la prima è senz’altro  l’intervento nelle zone colpite dal terremoto . Abbiamo avuto una risposta straordinaria ma siamo ancora in emergenza e dalla qualità della ricostruzione dipende la qualità del futuro di una parte rilevante del

Chi è Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio

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Il ’68 non fu solo Eskimo e il Loden non l’ha sdoganato Mario Monti. Ma che c’entra tutto ciò con il designato presidente del consiglio, Paolo Gentiloni Silverj, discendente dei Conti di Filottrano, di Cingoli e di Macerata? Aspettate un attimo e lo capirete. Invece che partire dai gradi di nobiltà o dalle tappe della sua importante carriera politica in età matura, io vorrei partire da quel ragazzo che attraversò gli anni ’70 senza indossare l’Eskimo, la divisa dei giovani del movimento, ma un serissimo loden, una scoppola e una sciarpa. Era infatti questa la tenuta dei militanti romani del Movimento Studentesco di Mario Capanna, noti a Milano come i Katanga per i modi diciamo un po’ bruschi con i quali risolvevamo le diatribe interne al movimento, ma che a Roma, un po’ forse per diversa attitudine un po’ perché erano una esigua minoranza, erano molto meno brutali. Anzi non lo erano affatto, piuttosto dovevano subire le angherie dei gruppo dominanti nel movimento romano come Lotta

Lettera del Segretario Carlo Livorno

Forse qualcuno di voi si stava chiedendo come mai il Segretario PD del circolo di Brugherio non dice la sua sul risultato del Referendum di domenica scorsa: semplicemente ho voluto far decantare la mia delusione per questa sconfitta.  Innanzitutto voglio ringraziare tutto il Comitato per il SI di Brugherio per il lavoro svolto in questi mesi ed in particolare ringrazio Carlo Mariani, Melina Martello, Simone Castelli, Annarita Minelli che si sono spesi tanto durante questa lunga (forse troppo) campagna referendaria ed anche chi è andato  ad attaccare i manifesti con la solita bravura.  Ringrazio inoltre il 45% di cittadini brugheresi i quali hanno creduto nella bontà di questa Riforma. L'Italia ha purtroppo scelto di non cambiare e chissà ora se ci sarà un'altra occasione per tentare di riformare in meglio le nostre Istituzioni. Abbiamo perso un'occasione per aggiornare la nostra Costituzione e per renderla più al passo con i tempi. In questa riforma c'era il t

Che cosa farà adesso Gentiloni

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Ce lo racconta il Post.it Che cosa succede adesso Nella giornata di oggi Gentiloni proseguirà con le consultazioni alla Camera, necessarie per scogliere la riserva del suo nuovo incarico da presidente del Consiglio. In serata o al più tardi domani mattina incontrerà Mattarella per comunicargli la sua decisione e comunicargli la lista dei ministri, che dovranno poi essere convocati al palazzo del Quirinale per il loro giuramento. Il Titolo III della Costituzione, all’articolo 92, prevede che: “Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i Ministri”. Entro metà settimana il governo Gentiloni potrebbe essere poi pronto per ricevere la fiducia dalla Camera e dal Senato. Continua a leggere qui

L'ultima Enews di Matteo Renzi

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Care amiche e cari amici delle E-News, ben ritrovati a tutti! Come sapete gli oltre tredici milioni di voti raccolti sono stati insufficienti a farci vincere la grande sfida del referendum. E come molti di voi sanno ho reagito alla sconfitta con  questo discorso . In queste ore molti mi attribuiscono parole, intenzioni, risentimenti, lacrime, rabbia. Voglia di mollare o voglia di rivincita, il tutto virgolettato, senza citare alcuna fonte come ormai va di moda. "Renzi ha deciso: un anno di sabbatico in America" "Renzi ha cambiato idea: resta a Palazzo Chigi" "Lascia il governo, ma non il partito. Lascia il partito, ma non il Governo. Lascia tutto, non lascia nulla, lascia o raddoppia!"  Leggo i giornali e mi domando cosa possa pensare un cittadino, ammesso che sia interessato. Poi inizio a leggere le migliaia di mail e sms che sto ricevendo e penso di essere un uomo fortunato se sono circondato da tanto affetto. E da persone che si prendono cura di

Mi ci romperò la testa

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Train in vain   è l’ultima traccia di   London Calling ; è stata inserita all’ultimo, quando la copertina era già stata predisposta e stampata, così si presenta a tutti gli effetti come una   ghost track . Nelle successive edizioni dell’album è stata recuperata e così compare al suo posto, al numero 19. E’ una delle canzoni più belle dei Clash, parla di attese deluse e della fatica di andare avanti. “Prepararsi per nulla”. Stamattina il giorno dopo il 4 dicembre è arrivato, c’è molta più nebbia del solito, tanta anche per un dicembre che inizia dopo il novembre più nebbioso di sempre. Le bozze in redazione mi aspettano, i messaggi e le telefonate anche. Abbiamo perso, nettamente.  Avevamo visto in questi mesi come andavano mettendosi le cose; prima pensavamo fosse alla nostra portata, poi avevamo capito che era difficile, quindi ci rendevamo conto che sarebbe stata durissima, alla fine non c’è stato molto da fare. Si conferma una tenuta nelle regioni rosse, un buon risultato n

Ancora sul referendum

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Il giornale onlione Il Post  ci racconta cosa si dice sui giornali stranieri. L’interpretazione più diffusa è quella che su cui stanno insistendo anche diversi editoriali in Italia e che cioè si sia trattato di una vittoria di Beppe Grillo, di Matteo Salvini e in generale dei “populisti” e che Renzi abbia “personalizzato” troppo il voto. Il Wall Street Journal scrive ad esempio che «gli italiani hanno respinto i cambiamenti costituzionali sostenuti dal governo, spingendo il primo ministro Matteo Renzi ad annunciare le sue dimissioni e consegnando ai populisti la vittoria nel cuore d’Europa». Anche il New York Times cita «l’onda populista», la «rabbia anti-establishment» e riporta un tweet di Matteo Salvini in cui il segretario della Lega Nord dice “Viva Trump, viva Putin, viva la Le Pen”. Scrive poi che l’opposizione alle proposte del governo «centrista» di Renzi è venuta da quelle forze politiche che sono «scettiche con la globalizzazione e con l’apertura delle frontiere». Il N

E adesso?

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Il Post prova a mettere in file le cose dopo la vittoria del NO al referendum Dopo la vittoria del No al referendum costituzionale, Matteo Renzi ha detto che lunedì riunirà il Consiglio dei ministri per l’ultima volta e poi andrà al Quirinale per dimettersi da capo del governo. La fine del governo Renzi, nato circa 1.000 giorni fa, apre una fase di grande incertezza per l’Italia sia dal punto di vista politico che dal punto di vista economico: cercare di prevedere cosa accadrà è impossibile, ma qualcosa sappiamo. Come da prassi, il presidente della Repubblica accetterà le dimissioni del governo Renzi e gli chiederà di restare in carica dimissionario per occuparsi dei cosiddetti “affari correnti” fino all’insediamento del nuovo governo. Poi il presidente inizierà le consultazioni per capire se in Parlamento esista una maggioranza di deputati e senatori interessata a sostenere un nuovo governo, ed eventualmente chi possa guidarlo: Sergio Mattarella vedrà i leader di partito e i cap

#bastaunsi

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Ci vediamo questa sera in compagnia di  Laura Barzaghi ,  Roberto Rampi ,  Roberto Scanagatti ,  Pietro Virtuani  e Gigi Ponti. 

Referendum, ecco quale sarà il futuro del governo Renzi

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Mancano ormai pochi giorni al  referendum costituzionale di domenica 4 dicembre ; data in cui gli italiani saranno chiamati ad esprimere la propria intenzione di voto circa il testo di legge riguardante le “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”. In base all'esito di questa consultazione, cambierà la faccia della politica italiana infatti, la vita del Governo #Renzi è appesa a questo filo. Ad annunciarlo fu lo stesso premier all'inizio della campagna elettorale che però, nel corso di questi mesi, ha cercato di spersonalizzarlo poiché molti elettori hanno fatto sapere che sarebbero andati a votare "No" solo per " mandare a casa Renzi ". Su quello che succederà abbiamo consultato  Francesco Cro , romano, di professione spin doctor, e molto

La settimana decisiva per il futuro dell'Italia.

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Tra qualche giorno sapremo se - finalmente - potremo iniziare il futuro con semplicità e forza. In questa settimana vi scriverò più spesso, mi perdonerete. Ma abbiamo bisogno di voi per vincere la sfida del referendum. La partita è apertissima, gli indecisi sono ancora tanti e dunque tutto si giocherà con la mobilitazione personale. L'Economist si è schierato per il NO e propone all'Italia l'ennesimo governo tecnico e tecnocratico. Beppe Grillo ha chiesto ai suoi elettori di "non votare col cervello, ma con la pancia". Sa perfettamente che se votano con il cervello votano sì anche loro perché votare contro alla semplificazione del sistema e alla riduzione degli sprechi è molto difficile per tutti, specie per i gli elettori del Movimento 5 Stelle. Io vi chiedo di votare con il cervello. E anche con il cuore. Questa è la più grande possibilità che abbiamo di pensare ai nostri figli. E se rifiutiamo questo treno oggi, dovremo aspettare decenni. Per questo utilizzerò