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De Vincenti: “Referendum autonomisti in Lombardia e Veneto? Inutili e costosi: sarebbe bastata una lettera”

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Intervista al ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti: “Ricordo ai presidenti di Lombardia e Veneto, schierati per il no al referendum costituzionale, che la riforma prevedeva per le Regioni un’autonomia ancor più ampia di quella che loro chiedono oggi”, di Diodato Pirone, Il Messaggero I riflessi dello scontro in atto in Catalogna rendono in qualche modo più viva l’attenzione verso i referendum “autonomisti” in programma in Lombardia e Veneto. Vede anche lei qualche correlazione, ministro De Vincenti? «Non vedo alcun collegamento. I referendum in Lombardia e Veneto in realtà sfondano una porta aperta: per attivare, come chiedono i due quesiti referendari, la procedura dell’articolo 116 della Costituzione in materia di “ulteriori forme di autonomia” basta, come recita appunto la Costituzione, una richiesta della Regione al governo, sentiti gli enti locali. In sintesi, basta una lettera del presidente della Regione. E su questo il governo è del tutto aperto al

Mi ci romperò la testa

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Train in vain   è l’ultima traccia di   London Calling ; è stata inserita all’ultimo, quando la copertina era già stata predisposta e stampata, così si presenta a tutti gli effetti come una   ghost track . Nelle successive edizioni dell’album è stata recuperata e così compare al suo posto, al numero 19. E’ una delle canzoni più belle dei Clash, parla di attese deluse e della fatica di andare avanti. “Prepararsi per nulla”. Stamattina il giorno dopo il 4 dicembre è arrivato, c’è molta più nebbia del solito, tanta anche per un dicembre che inizia dopo il novembre più nebbioso di sempre. Le bozze in redazione mi aspettano, i messaggi e le telefonate anche. Abbiamo perso, nettamente.  Avevamo visto in questi mesi come andavano mettendosi le cose; prima pensavamo fosse alla nostra portata, poi avevamo capito che era difficile, quindi ci rendevamo conto che sarebbe stata durissima, alla fine non c’è stato molto da fare. Si conferma una tenuta nelle regioni rosse, un buon risultato n

Ancora sul referendum

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Il giornale onlione Il Post  ci racconta cosa si dice sui giornali stranieri. L’interpretazione più diffusa è quella che su cui stanno insistendo anche diversi editoriali in Italia e che cioè si sia trattato di una vittoria di Beppe Grillo, di Matteo Salvini e in generale dei “populisti” e che Renzi abbia “personalizzato” troppo il voto. Il Wall Street Journal scrive ad esempio che «gli italiani hanno respinto i cambiamenti costituzionali sostenuti dal governo, spingendo il primo ministro Matteo Renzi ad annunciare le sue dimissioni e consegnando ai populisti la vittoria nel cuore d’Europa». Anche il New York Times cita «l’onda populista», la «rabbia anti-establishment» e riporta un tweet di Matteo Salvini in cui il segretario della Lega Nord dice “Viva Trump, viva Putin, viva la Le Pen”. Scrive poi che l’opposizione alle proposte del governo «centrista» di Renzi è venuta da quelle forze politiche che sono «scettiche con la globalizzazione e con l’apertura delle frontiere». Il N

E adesso?

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Il Post prova a mettere in file le cose dopo la vittoria del NO al referendum Dopo la vittoria del No al referendum costituzionale, Matteo Renzi ha detto che lunedì riunirà il Consiglio dei ministri per l’ultima volta e poi andrà al Quirinale per dimettersi da capo del governo. La fine del governo Renzi, nato circa 1.000 giorni fa, apre una fase di grande incertezza per l’Italia sia dal punto di vista politico che dal punto di vista economico: cercare di prevedere cosa accadrà è impossibile, ma qualcosa sappiamo. Come da prassi, il presidente della Repubblica accetterà le dimissioni del governo Renzi e gli chiederà di restare in carica dimissionario per occuparsi dei cosiddetti “affari correnti” fino all’insediamento del nuovo governo. Poi il presidente inizierà le consultazioni per capire se in Parlamento esista una maggioranza di deputati e senatori interessata a sostenere un nuovo governo, ed eventualmente chi possa guidarlo: Sergio Mattarella vedrà i leader di partito e i cap

#bastaunsi

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Ci vediamo questa sera in compagnia di  Laura Barzaghi ,  Roberto Rampi ,  Roberto Scanagatti ,  Pietro Virtuani  e Gigi Ponti. 

Una guida semplice al referendum del 4 dicembre. Ecco su cosa si vota

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L’appuntamento si avvicina ma non tutti hanno le idee chiare, cerchiamo di toglierci qualche dubbio (senza fare propaganda) Il 4 dicembre prossimo si voterà per il referendum costituzionale. L’appuntamento si avvicina ma non tutti hanno le idee chiare, cerchiamo di toglierci qualche dubbio (senza fare propaganda). Si voterà domenica 4 dicembre dalle ore 7 alle 23 in tutta Italia. Per il referendum costituzionale non è previsto il raggiungimento del quorum, la votazione sarà valida a prescindere da quanti andranno a votare. Che cosa troverete sulla scheda elettorale? Il quesito recita: “A pprovate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della costituzione ?”. Vediamo punto per punto che cosa significa e cosa comporterà. Ch

I Sindaci d’Italia a favore del Sì

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Sì al referendum per una Repubblica più giusta, più semplice, più moderna  Centinaia di sindaci scenderanno oggi in piazza per parlare con i loro concittadini e spiegare le ragioni del Sì al referendum del 4 dicembre. Per qualche ora, i primi cittadini smetteranno la loro fascia tricolore e saranno impegnati come ‘militanti del Sì’, senza perdere quelle caratteristiche di comprensione e disponibilità, che li rendono i rappresentanti istituzionali più vicini agli elettori. L’iniziativa “ Basta un Sìndaco in piazza ” rappresenta il culmine della campagna partita dall’appello promosso da  Graziano Delrio ,  Angelo Rughetti  e  Roberto Cociancich  e che ha visto l’adesione di 1.100 sindaci di tutta Italia: uno schieramento trasversale che conta eletti di centrosinistra, ma anche di partiti e liste civiche di centrodestra. Dal volantinaggio nei mercati ai banchetti in piazza, dagli aperitivi ai più classici comizi o al porta a porta, le iniziative di domani saranno di natura dive

Perché votare sì - di Pietro Virtuani

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Ho deciso di scrivere questo testo per tre motivi: perché questa campagna referendaria è stata la cosa più importante e intensa che ho fatto in questi tre anni da Segretario provinciale del Partito democratico di Monza e Brianza; perché ho imparato tantissime cose, che vorrei riepilogare e raccogliere in un testo organico; e perché alcuni miei cari amici sono incerti o orientati a votare no, per cui ho voluto esprimere in forma scritta le mie ragioni, per raccontarle anche a loro. Il testo non è venuto molto breve, per cui l’ho diviso in paragrafi, che qui riepilogo per facilitare la lettura. 1. Il contesto in cui siamo e l’atteggiamento in cui porsi (dove si riepiloga velocemente cosa succede intorno e ci si pone in guardia dai profeti di sventura) 2. La Storia della nostra Costituzione (le tante cose che abbiamo imparato o ripassato, in sintesi) 3. Il cuore della riforma (quello che c’è di importante da sapere) 4. Nel merito, pesi e contrappesi (una esposizione che vuole

La politica che produce antipolitica

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C’è una domanda alla quale non hanno ancora risposto Pier Luigi Bersani, Mario Monti e gli altri autorevoli esponenti parlamentari della maggioranza che in questi giorni si stanno impegnando per il No al referendum:  perché mai hanno votato a favore della riforma costituzionale quando il Parlamento ne ha discusso e oggi, fuori da quelle aule, indicano ai cittadini una strada del tutto diversa  da quella che loro stessi hanno percorso? È un interrogativo che va al di là della coerenza personale, investendo direttamente le fonti dell’antipolitica che si annidano anche nel rapporto tra parlamentari e opinione pubblica. Perché se è ragionevole immaginare che non possa esistere una verità per il Parlamento e una diversa verità per il Paese, ne consegue che  quel parlamentare che si esprime con il voto in una certa direzione per poi sostenere in pubblico l’esatto contrario contribuisce a demolire la credibilità delle istituzioni rappresentative  dinanzi ai cittadini.

Napolitano: “Su referendum sfida aberrante. Per giudicare Renzi ci sono le elezioni”

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Quella sul referendum “ è diventata una sfida largamente aberrante “. Il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano commenta così a Porta a Porta gli ultimi giorni della sfida referendaria. “Non ritengo che uno degli obiettivi della riforma debba essere tagliare il numero dei parlamentari – spiega ospite della trasmissione di Rai Uno – ma avere un sistema più snello e un Senato rappresentativo delle realtà territoriali”. Napolitano sottolinea in particolare uno degli aspetti che hanno caratterizzato il confronto tra i due fronti: la personalizzazione del voto del 4 dicembre. “Non si vota pro o contro questo governo – spiega – Si vota quello che è scritto nella legge.  L’occasione per giudicare Renzi ci sarà con le prossime elezioni  che al momento si terranno nel 2018″. Durante il programma condotto da Bruno Vespa l’ex inquilino del Colle ha commentato  l’analisi del Financial Times  per il quale, in caso di vittoria del No al referendum, l’Italia direbbe addio all