Boom produzione industriale, la ripresa è finalmente solida



La ripresa solida è soprattutto merito delle imprese ma trae indubbio vantaggio anche dalle scelte di politica industriale.

L’elemento che più colpisce nei dati sulla produzione industriale italiana diffusi oggi dall’Istat non è tanto la pur ottima crescita congiunturale e tendenziale registrata nel mese di agosto (+1,2% su luglio 2017 e +5,7% su agosto 2016), quanto la progressiva accelerazione dell’attività produttiva nel corso dei primi otto mesi di quest’anno. In particolare, secondo i dati destagionalizzati e corretti per il calendario, durante gli ultimi tre mesi (giugno-agosto) la produzione industriale italiana è aumentata del 2,2% rispetto al trimestre precedente (marzo-maggio). Per un confronto, secondo prime stime l’analoga crescita della produzione industriale tedesca dovrebbe essere stata intorno all’1%. In questo momento la nostra produzione sta dunque procedendo ad una velocita circa doppia di quella della Germania.

Quali le ragioni di questo exploit? C’è chi continua ad attribuire soprattutto all’auto il merito del buon andamento globale dell’indice della nostra industria e c’è chi addirittura lo ha collegato quasi unicamente al caldo estivo e all’energia utilizzata per i condizionatori, pur di sminuirne il significato. Indubbiamente il settore dell’auto ha rappresentato uno straordinario volano iniziale della ripresa. Ma il settore dei mezzi di trasporto negli ultimi tre mesi è cresciuto “soltanto” dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti, cioè meno della metà della produzione complessiva. Quanto all’energia, se consideriamo l’indice della sola produzione manifatturiera, che non comprende l’energia e rappresenta oltre l’88% della produzione totale, esso è cresciuto nel trimestre giugno-agosto del 2,1%. Quindi il caldo estivo non c’entra proprio nulla.

C’entrano invece altri fattori tra cui una ripresa generale della fiducia e le politiche industriali attivate in questi anni a supporto di una industria manifatturiera precedentemente penalizzata dalla austerità e dalla cattiva immagine di un paese che non dava adeguate garanzie agli investitori stranieri. Non è un caso se negli ultimi tre mesi la produzione di macchinari e apparecchi, che pesa oltre il 12% nell’indice generale, sia cresciuta del 2,5%. Infatti, la nostra meccanica, già forte nell’export, ha visto fortemente rilanciata anche la domanda interna grazie a misure a favore degli investimenti e del riammodernamento delle attività produttive come il super-ammortamento, prima, e, ora, il Piano Industria 4.0. Misure che hanno pure sostenuto il settore della metallurgia e dei prodotti in metallo, che pesa nella nostra industria per un altro 14%.

Né è un caso se negli ultimi tre mesi la produzione farmaceutica ha fatto registrare un balzo del 7,2%, che segue altri precedenti incrementi considerevoli, perché dopo l’incontro programmatico di Palazzo Chigi del 2014 le grandi multinazionali straniere della farmaceutica hanno accelerato i loro investimenti in Italia, fiduciose in un governo che ha creato condizioni migliori per attrarre i capitali esteri e che è anche durato in carica tre anni, trovando inoltre ideale continuità nell’attuale esecutivo.

La forte accelerazione della nostra industria non è dunque legata alla dinamica di singoli settori ma è ormai sempre più estesa a tante filiere e comparti. È una ripresa solida, che è soprattutto merito delle imprese ma che trae indubbio vantaggio anche da una politica industriale che ha cercato di mettere i fattori della produzione nelle migliori condizioni per poter dispiegare i loro effetti: il lavoro con il Jobs Act e il capitale con gli stimoli agli investimenti e alla ricerca e sviluppo.

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