“Brexit”: cosa succede adesso?


È una domanda difficile, vasta e complicata. Partiamo da quello che sappiamo fare bene, ovvero l'analisi della sconfitta (#sischerza ma neanche troppo)

Da una prima analisi del voto sulla Brexit emerge una evidente frattura generazionale. I meno giovani, quei cittadini che avrebbero dovuto avere mostrare un grado di lungimiranza e maggiore raziocinio non hanno preso in considerazione le speranze dei loro nipoti, nel decidere le sorti della loro terra, distruggendo di fatto quel sogno di condivisione europea incarnato appunto dalla cosiddetta generazione erasmus.

Fra i 18 e i 25 anni la quota di chi ha voluto separarsi dal continente non è arrivata nemmeno al 25% (risulta leggermente più alta sotto gli ‘anta’). È chiaro che non si può ricondurre tutto a una questione generazionale ed è altrettanto evidente che a vincere sono stati soprattutto gli euroscettici che hanno cavalcato la paura (della migrazione, ad esempio).


E a 75 anni si rasenta il plebiscito: almeno il 70-72%% non vedeva l’ora di mollare l’Ue.

C’è poi un altro tipo di spaccatura, quella legata al titolo di studio. Fra i cittadini che hanno una laurea, infatti, il 71% ha votato contro la Brexit. Sempre secondo il sondaggio di YouGov, chi ha titoli di studio inferiori ha votato al 55% a favore della Brexit e al 45% per restare in Europa.

Ora dovrebbero attivarsi le procedure, graduali, per permettere al Regno Unito di uscire. Evidentemente l'Europa dovrà mostrare che l'uscita ndi uno stato non è indolore.

Il Post ci spiega quali sono le procedure.

DoppiaM

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