Le decisioni della direzione nazionale di ieri

Si è riunita ieri sera la direzione nazionale del PD per discutere sulla riforma del lavoro, programmata dal governo e attualmente in discussione al Senato. L'ordine del giorno è stato approvato con 130 voti favorevoli, 11 astenuti e 20 contrari. E' stata una direzione piuttosto animata, dopo che la minoranza del partito aveva manifestato la propria disapprovazione su alcuni punti della riforma. La divisione si concentra principalmente sull'articolo 18, con la posizione del segretario e premier Matteo Renzi che ne auspica il superamento, proponendo un allargamento della rete degli ammortizzatori sociali che possa rendere sostenibile un periodo di disoccupazione. 

Particolarmente critici l'ex segretario Bersani, Massimo D'Alema, Cuperlo e Civati.
Non è riuscita la mediazione tentata dal vicesegretario Lorenzo Guerini con alcuni esponenti della minoranza Pd (tra i quali Roberto Speranza, Gugliemo Epifani e Cesare Damiano) per arrivare ad un documento comune. Dopo ore di discussione sui casi in cui prevedere la reintegra, la trattativa è saltata e la minoranza a questo punto va verso la rottura. In direzione Pd Bersani ha attaccato: «per chi si dice di sinistra la difesa dell’articolo 18 è una questione di principio». E D’Alema non ha fatto sconti: «La pura eliminazione del reintegro sarebbe l’applicazione in Italia del modello spagnolo».Sul lavoro Renzi ha rilanciato: «Costruiamo un nuovo Welfare, votiamo una posizione chiara sulla riforma del lavoro, le mediazioni vanno bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi». E ancora: «Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, discute e si divide ma all'esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta». Un concetto ribadito in sede di replica: «Alla fine si vota allo stesso modo in Parlamento, questa per me è la stella polare». Nel suo discorso il premier-segretario ha attaccato:«Riformare il diritto del lavoro è sacrosanto. E a chi mi dice che eliminando l'articolo 18 togliamo un diritto costituzionale, rispondo che il diritto costituzionale non sta nell'articolo 18, ma nell'avere almeno un lavoro». Poi ha aggiunto: «Lasciando ai giudici» le decisioni sul licenziamento «aumentiamo il contenzioso e non difendiamo i lavoratori». 

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