Fare politica in città, dopo la sezione




E' on-line il numero di aprile di Tam Tam Democratico.
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Quest'oggi, anche alla luce degli ottimi risultati ottenuti dai candidati del "centrosinsitra" in Brianza e con alle porte le elezioni per carica di primo cittadino del Comune di Brugherio, vi proponiamo l'articolo di Alessandro Coppola Assegnista di ricerca al Politecnico di Milano dal titolo



Alessandro Coppola ragiona sui soggetti di una nuova stagione politica urbana, sugli attori territoriali che dovrebbero rappresentarla e infine sull’agenda urbana che ne dovrebbe discendere. 

Buona lettura!

"Occorre fare un ragionamento sui soggetti di una nuova stagione politica urbana, sugli attori territoriali che dovrebbero rappresentarli e infine sull’agenda urbana che ne dovrebbe discendere.

Mi soffermerò esclusivamente sui primi due punti. Per quanto riguarda il terzo, mi riferisco all’impianto analitico di un contributo (...) di Walter Tocci e pubblicato di recente su Dialoghi Internazionali: dall’incapacità della sinistra di intervenire sui meccanismi dell’economia della rendita e della sua politica è disceso il fallimento della sua azione riformatrice a livello nazionale.

Ancor di più, nella politica locale, la scelta – e anche la non scelta – dei soggetti, attori e dell’agenda urbana è stata condizionata da quel fallimento. Si tratta di un fallimento particolarmente doloroso: in un quadro di forte espansione del settore immobiliare, una regolazione più adeguata del mercato avrebbe potuto infatti creare vantaggi collettivi assolutamente rilevanti, avvicinando le nostre aree urbane agli standard europei. Ma veniamo ad alcuni temi relativi ai primi due punti: soggetti e attori.

Il problema della democrazia

Il primo è quello della democrazia urbana e del suo allargamento. Una delle funzioni fondamentali delle forze progressiste nella storia anche italiana è stata l’inclusione politica a l’ampliamento del potere dei gruppi sociali subalterni. Un processo che per molti versi (...) è avvenuto al cuore delle società urbane: basti pensare alle stagioni del socialismo municipale prima e quella delle amministrazioni di sinistra fra gli anni 70 e 80 dello scorso secolo. In entrambi i casi la sinistra si è fatta veicolo del protagonismo di gruppi subalterni (...).

Un vero capolavoro

Negli ultimi vent’anni, nonostante ci si sia trovati di fronte a imponenti trasformazioni sociali e demografiche, la sinistra non ha messo a tema l’allargamento delle nostre democrazie urbane, limitandosi a contendere il consenso dei soggetti già politicamente inclusi. Lungi da me pensare che questi differenti contesti storici siano fra loro paragonabili: il ceto politico della sinistra, per tutti quei cambiamenti strutturali che conosciamo, è da quasi un trentennio orfano di forze che nella società spingano per il suo rinnovamento.

Nonostante questo, la colpevole timidezza con cui è stato trattato il tema dei diritti politici e civici delle popolazioni immigrate si è rivelato un errore strategico di prima grandezza. È come se il Pci romano degli anni 60 avesse rinunciato alla battaglia sulla libertà di residenza per i protagonisti dell’immigrazione interna rinunciando di fatto alla sua politica di radicamento strategico fra le masse immigrate che in quegli anni gonfiavano la popolazione della capitale: con il timore di impaurire i propri referenti sociali tradizionali, la sinistra ha rinunciato al tentativo di allargare la torta del consenso urbano."

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DoppiaM

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